Il caciocavallo in valigia: Lo spot Conad vale mille discorsi sul meridionalismo
"Proporrei un cavalierato agli ideatori dello spot Conad in onda in questi giorni sulle reti tv nazionali. Rispettoso dell’autonomia decisionale della Presidenza della Repubblica, sottoporrei a Mattarella il caso di insignire di una commenda il regista ed i creativi che hanno confezionato una clip il cui contenuto interpreta il sentimento di inclusione - richiamato nel messaggio presidenziale di San Silvestro - e stravolge lo stereotipo del meridionale fannullone ampiamente smentito dai nostri talentuosi conterranei che, ormai alla quarta generazione, fanno valere dovunque nel mondo indiscusse competenze e tanta voglia di lavorare così il senatore Piero Liuzzi, parlamentare della XXVII legislatura.
"E sarà una felice segnalazione agli uffici onorificenze della Repubblica; mi si creda se affermo che mai più gradito compito assumerò da ex parlamentare, nel concorrere ad individuare uomini e donne che hanno partecipato all’allestimento del filmato che sta facendo discutere per una certa trivialità che, secondo i più critici censori, raggiungerebbe l’apice nel “frame” del caciocavallo messo nel bagaglio a diretto contatto delle camice. Chi storce il naso a questo punto lo fa per un malinteso senso del “politicamente corretto”, quasi a volere distogliere la percezione degli spettatori su un particolare di secondaria importanza rispetto al costrutto di un cortometraggio che in pochi secondi deve raccontare una nuova stringente realtà: quella della emigrazione intellettuale, quella dei giovani diplomati o laureati meridionali che per concorrere ai dettami costituzionali della Repubblica fondata sul lavoro, in misura crescente dal 2007, devono fare la valigia per un impiego nel Nord Italia oppure all’estero. Affidandoci alle statistiche, sono stati due milioni i cittadini del Mezzogiorno che dal 2001 hanno lasciato i paesi e le città di residenza per una stabile situazione occupazionale nel Settentrione. Quante energie, risorse, opportunità negate al Sud in quel cospicuo numero di forzati abbandoni alle nostre latitudini. per mettere a reddito una laurea, un diploma, una qualifica ottenuta frequentando le nostre malconce Università, i nostri “ sgarrupati” istituti tecnici e professionali. Qui dovremmo aprire più di una parentesi sui malconci e sgarrupati presidi formativi insistenti al Sud che, benché in protestata carenza di fondi, si arrabattano e si industriano per consentire l’acquisizione di saperi spendibili in qualsiasi quadrante del mondo" prosegue lo stesso Liuzzi.
In conclusione il parlamentare nocese sottolinea la realtà messa in evidenza dallo spot Conad: "Giudico rivoluzionario lo spot commissionato dal mondo cooperativo della distribuzione organizzata. Stravolge i canoni, mette in luce la realtà quotidianamente vissuta, sottende fiumi di giovani alle prese con i “gate” aeroportuali o con il biglietto di seconda sulle “frecce” che percorrono longitudinalmente la penisola in queste ore, oppure che salgono su moderni torpedoni low cost lungo le autostrade d’Italia. Soprattutto, risulta innovativo nel sentiment, nell’aura della narrazione: denuncia una rassegnazione ed una apatia delle classi dirigenti meridionali e nazionali difronte all’ingiustizia dell’abbandono forzato, delle risorse che fuggono dal Sud per andare ad arricchire economie già più solide. Insomma quello spot vale più di mille saggi sul meridionalismo, diecine di petizioni per dotare di decenti infrastrutture il territorio meridionale. Ed oggi suona addirittura sarcastico al cospetto di una manovra del Governo che nulla contempla di vero e concreto per accorciare lo storico gap, per invertire l’atavica tendenza. Le alte magistrature dello Stato, in linea con le perfette aggiudicazioni che a Natale hanno emozionato gli italiani materializzando l’idea di comunità inclusiva, volgano lo sguardo a questo aspetto della Nazione, a quella narrazione che incide nella viva carne dei meridionali".